Giochi 3-7 anni. Viene da chiedersi come sia possibile

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La scelta del gioco giusto non sempre è facile, soprattutto quando l’età di riferimento è riferita ad un periodo di tempo molto ampio.

Sempre più spesso, soprattutto in prossimità delle festività natalizie, compleanni o altre celebrazioni i genitori dei miei piccoli pazienti mi chiedono consigli su quale gioco acquistare per i loro bambini. Vogliono giochi che stimolino le loro abilità e li aiutino nel processo di crescita. Spesso infatti il genitore è pienamente consapevole delle potenzialità del gioco ma spesso è disorientato all’atto della scelta quando si trova davanti ad alti scaffali pieni di colori, immagini accattivanti ed età indicate poco chiare. Le domande che si iniziano a porre sono: ma gli piacerà? lo troverà un gioco per bambini troppo piccoli o al contrario avrà le competenze sufficienti per potersi divertire?

Se un’indicazione molto basilare ma al contempo molto utile resta quella di seguire in linea di massima gli interessi del bambino così da catalizzare la sua attenzione e motivazione, per il discorso dell’età viene comodo raccontare un’episodio accaduto in terapia.

Ciò che vedi cambia ciò che conosci e ciò che conosci cambia ciò che vedi.

J.Piaget

Tommaso l’ho conosciuto quando aveva 3 anni e un linguaggio ridotto e poco comprensibile, ma un’intelligenza brillante. Insieme iniziamo il nostro viaggio verso un mondo di parole e nuove frasi. Durante i nostri incontri spesso mi chiede di poter giocare con il gioco dell’aereporto, così sempre di più inizio ad includerlo nelle sedute ed utilizzarlo per promuovere obiettivi linguistici. Tommaso amava montare la struttura, presentare i personaggi, fare volare l’aereo in diversi punti della stanza e creare soste di rifornimento/ discesa dei passeggeri. Dopo un periodo il mio lavoro con Tommi è completato, ci salutiamo e ci facciamo un grande in bocca al lupo. A Settembre poco prima dell’inizio della scuola primaria la mamma mi chiama e mi chiede se possiamo fare un controllo per valutare i prerequisiti scolastici e fare un punto di ciò che è successo negli anni successivi.

Tommi è felice di vedermi e lo sono anche io! Dopo pochi minuti mi chiede se ho ancora il gioco dell’aereo che tanto gli piaceva. Rimango un po’ perplessa, penso che sia un gioco “che faceva quando era piccolo” ma deludere la sua attesa mi dispiace e cosi acconsento. Tommaso monta tutto alla perfezione e poi inizia a fare domande sui personaggi, e vuole che iniziamo a fare ipotesi su dove vanno i passeggeri, se sono di fretta oppure no e le varie relazioni tra loro (se si conoscono, se fanno parte di un’unica famiglia etc). Penso non veda l’ora di fare volare il suo arereo ma mi sbaglio, Tommaso inizia a costruire una trama rispetto alla dimenticanza di oggetti utili al viaggio a casa, agli imprevisti dell’operatore in torre di controllo e al malessere del pilota. Alla fine l’aereo non parte, si è deciso che con quel brutto temporale che ci siamo immaginati meglio proprio non rischiare! Il nostro gioco si conclude e io ringrazio Tommi per avermi ricordato quanto il gioco sia un mezzo, un canale e poi le trame da costruire cambiano e si arricchiscono nel tempo. Sarebbe stato un grave errore pensare a quel gioco come ad un cosa da piccoli, segregata alla sua infanzia, quel gioco che oggi ci ha fatto narrare, sostenere conversazioni, fare previsioni e supposizioni.